mercoledì 26 ottobre 2016

Notte sulle tracce dei lupi della Lessinia

da L’Arena 23.10.2016 

La notte è senza suoni né vento, fredda. Il lupo è da qualche parte, nei «vaj» che incidono la Lessinia centrale. È una presenza invisibile, lo sanno gli animali che cercano di fuggirlo e gli uomini che lo stanno aspettando, per carpirgli altri segreti, altre immagini. Lui, l’emblema di ogni paura atavica, ritornato nel 2012 sull’altopiano da cui era stato cancellato a colpi di fucile nella prima metà dell’Ottocento, si è ripreso il ruolo di predatore protagonista. Amato come testimone di un ambiente in pieno rigoglio di salute. E odiato, per le predazioni sul bestiame in alpeggio. Inconsapevole portatore di discordie. Silenzioso, invisibile, presente.
APPOSTATI. L’erba è coperta di brina, il cielo è ancora acceso di stelle. Una linea d’alberi nasconde cinque uomini, silenziosi, accovacciati dietro i cavalletti con teleobiettivo e cannocchiali. Fa freddo, non c’è ancora luce ma si intuisce l’aurora. Il lupo potrebbe farsi vedere, oppure no, anche se proprio qui, in questo angolo di Lessinia, passa una delle sue piste più consuete. Uno dei «corridoi» della sua abitazione di 200 chilometri quadrati (in gergo scientifico «home range»). «Alla fine serve sempre il “fattore C“...», scherzavano una mezz’ora prima davanti a un caffè Fulvio Valbusa, vicecomandante della stazione del Corpo Forestale dello Stato di Boscochiesanuova e Paolo Parricelli, guardia del Parco Naturale Regionale della Lessinia. Nel gruppo ci sono anche Emanuele Iannone, il comandante della Forestale lessinica e Simone Tiso, giovane tirocinante per la laurea magistrale a Padova in Scienze della Natura.
I contorni dell’altopiano emergono nella prima luce grigia. I minuti rallentano, il freddo punge di più. Lontano pascola un cervo. Più sotto si sente l’abbaio (scrocchio) di alcuni caprioli, forse spaventati da qualcosa. Scambio di cenni e sguardi ma, mentre l’alba avanza decisa, nulla si muove. I cannocchiali passano al pettine crinali e radure, volano i primi uccelli. L’altopiano prende il colore dell’oro quando il sole supera la linea di nuvole della pianura e il velo di brina svapora. Ma di «lui» non c’è segno. Anche caprioli e cervo si ritirano al coperto nei boschi. Un piccolo «codirosso» si posa su un arbusto e osserva lo strano gruppo: sarà lui l’unica «preda» dell’alba di veglia. Resta ancora poco da attendere, il lupo sa che la luce del giorno appartiene agli uomini, gli unici esseri che il suo istinto identifica come pericolo. E vale anche per quelli che lo hanno aspettato nel buio e che ora smontano obiettivi e cavalletti per andare alla ricerca di una bevanda calda. «Questo è un aspetto del monitoraggio... ti apposti per giorni, calcoli le probabilità ma “lui“ non sarà mai prevedibile, lo vedrai quando e dove meno te lo aspetti», sdrammatizzano Valbusa e Parricelli.
DI LUPI E PASCOLI. Caffè bollente al bar per cacciare il freddo dalle ossa. Si commenta la fine dell’alpeggio, con gli allevatori impegnati a radunare gli ultimi capi «ribelli» sparsi da un angolo all’altro dell’altopiano. E si finisce per riparlare di lupi ma anche di cacciatori «che sono contrari alla sua presenza» perché sottrarrebbe loro cervi, cinghiali e caprioli. «Molti non capiscono ancora come la tanto declamata biodiversità includa tutte le specie. Certo il lupo va “gestito“ al meglio ma, personalmente, lo preferirò sempre a un bracconiere», commenta Nereo Baltieri, presidente dell’Apeav (l’Associazione provinciale esperti accompagnatori della provincia di Verona, che guida nell’attività venatoria di selezione ). «In realtà», interviene Valbusa, «se gli ungulati in Lessinia sono ormai moltissimi è perché il bosco sta avanzando e ciò accade anche per una ridotta “coltivazione“ e rotazione dei pascoli. Una trasformazione che il Corpo Forestale osserva da anni e che ormai è sotto gli occhi. Il lupo pone un problema aggiuntivo di gestione, è vero, ma ciò avviene in un ambiente e un’economia del territorio che stanno comunque mutando».
IN «TRAPPOLA». La Panda «4X4» si conferma mito. «Quella vecchia era anche meglio», sorride Parricelli. Tra avvallamenti e strade forestali sconsigliate ai Suv si cercano tracce e «segni» del lupo. Ma la pioggia recente ha slavato gran parte delle orme, ne restano di volpe, tasso, cervo e capriolo ma solo un paio attribuibili alla famiglia «Slavc - Giulietta», che ora conta 12 bocche da sfamare. «La “coppia alfa“, due giovani e i sei cuccioli di quest’anno», conferma Paolo.
Resta una verifica. Zaini in spalla, per sentieri «da bestie» (nel senso letterale di tracciati dai selvatici), tra i «vaj», fino a una delle dieci «fototrappole» mimetizzate che sono parte della rete di monitoraggio del lupo lessinico. L’apparecchio, che scatta grazie a un sensore di movimento, è a posto, le pile cariche. Nella scheda, decimo di una serie di video c’è il lupo, che passa solitario nella notte del 10 ottobre, ignaro di essere spiato. Il resto ha per protagonisti caprioli, escursionisti e una banda di mucche vagabonde.«Beh, questi possiamo pure cancellarli...».
«CACCIA» FINITA. Ha vinto il «selvatico». «Non si può mai sapere... comunque si può stare certi solo di una cosa: il più delle volte “lui“ ti vede e tu non lo sai», ammettono i due esperti. Ed è svelato così quel senso di «presenza - assenza» quasi fisico tra la notte e l’alba. Lui forse vedeva senza farsi vedere. Da qualche parte, un giorno, le nostre piste si incontreranno.

Paolo Mozzo

lunedì 24 ottobre 2016

Recinti elettrici anti predazione «Spariti i lupi»

da L’Arena 20.10.2016 

Dieci recinti elettrici posati da metà agosto a oggi; 25 ettari di Lessinia recintati da Campostrini di Sant’Anna d’Alfaedo ai Pagani di Selva di Progno. Trenta chilometri di filo elettrico e nessuna predazione da lupo dopo l’installazione, anche in allevamenti che prima erano stati oggetto di predazioni plurime.
È il risultato confortante che l’assessore regionale all’Agricoltura, caccia e pesca Giuseppe Pan ha potuto illustrare nella sede di Parco e Comunità montana della Lessinia agli organi di informazione, ai rappresentanti degli allevatori e ai sindaci, facendo il punto della situazione, introdotto dal commissario Stefano Sisto con un breve excursus sulle attività svolte dal Parco in materia di sopralluoghi, monitoraggio, report, compilazione della documentazione amministrativa per gli indennizzi, partecipazione a serate divulgative.
«TORNO per parlare di lupi e come vedete non mi sottraggo al confronto», è stato l’esordio dell’assessore, che in effetti non è mai mancato quando ha annunciato la sua presenza e ha dimostrato concretezza e coerenza, mantenendo quando promesso, come gli riconoscono in tanti, dagli ambientalisti come Angelo Mancone di Legambiente al comandante provinciale del Corpo forestale dello stato Isidoro Furlan.
«Il tanto vituperato progetto Life WolfAlps ci ha quantomeno fornito 560mila euro di cui 430mila dall’Unione Europea per avviare azioni importanti di prevenzione e di messa in sicurezza degli allevamenti», ha premesso Pan, che ha incaricato il biologo Renato Semenzato di percorrere il territorio, parlare con gli allevatori, riportare le loro esigenze. «Insieme abbiamo visitato i luoghi del Piemonte e dell’Appennino dove la presenza del lupo è atavica e ci siamo confrontati con gli allevatori del posto. Di qui la decisione di posare i recinti su richiesta dei nostri allevatori, totalmente a carico della Regione. Finora i risultati ci danno ragione: dove ci sono i recinti le predazioni sono sparite», ha riconosciuto Pan. Che ha portato una seconda buona notizia: «Domani in giunta regionale si approverà una delibera che indennizza tutte le predazioni avvenute finora nel 2016 e le sei che erano rimaste fuori da un precedente contributo del 2015: in tutto sono 38mila euro. La Regione sborsa anche per la prima volta 850mila euro per i danni da fauna selvatica e dei grandi predatori», ha osservato Pan.
SEMENZATO ha raccontato che il primo recinto è stato posato in Malga Fraselle per un gregge di pecore, e nonostante la presenza dei lupi, c’è un solo caso accertato di predazione avvenuto per un animale rimasto all’esterno del recinto. A Malga Malera di Sopra ha dormito anche in tenda con il naturalista Mattia Colombo «per essere di sostengo anche emotivo all’allevatore che aveva subito tre predazioni in serie. In tre giorni abbiamo installato i dissuasori che finora hanno funzionato egregiamente. Ci muoviamo sempre su indicazione degli allevatori: sono loro a dirci dove intendono collocare il recinto, sono loro a conoscere le esigenze dei propri animali. La cosa funziona e sono loro stessi a chiamarci con il passaparola», ha rivelato il biologo.
UN CHILOMETRO di perimetro per 30mila metri quadrati è stato tracciato a Tecchie di Velo, nell’azienda di Roberto Tezza che per protesta aveva portato in fiera a Erbezzo una manza predata la sera precedente. «Grazie alla sua collaborazione abbiamo pulito il tracciato e posato paletti e fili. Sento dire che non si vuole più tornare in alpeggio per paura del lupo, ma è la scelta sbagliata», ha ribadito Semenzato.
Anche dal punto di vista ambientale si è cercato di rovinare il meno possibile la naturalità dell’ambiente: i quattro fili, che raggiungono un’altezza di 120 centimetri, sono montati su paletti verdi in fibra di vetro o anche utilizzando paletti di legno preesistenti che reggevano del filo spinato. Un chilometro di recinto costa 2100 euro solo di materiale: oltre ai quattro fili ci sono i paletti, la batteria che fornisce una corrente di 5 kilovolt e un pannello solare che la mantiene in carica.
Per la mano d’opera l’assessore ha chiesto aiuto alle associazioni e ai volontari per risparmiare sul montaggio e destinare i soldi ad altre opere di prevenzione. Gli allevatori cominciano a richiederli e ai 10 già installati (quattro a Selva di Progno, quattro a Velo, uno ciascuno a Bosco Chiesanuova e a Sant’Anna d’Alfaedo), se ne aggiungeranno nelle prossime settimane altri cinque a San Giorgio e a Campofontana.
Fausto Albi di Purga di Velo che ha avuto un torello di razza pregiata predato lo scorso settembre dietro le case dei Bortoletti, ha voluto il recinto per salvare gli altri capi: «Finora funziona. Non so se sia merito del recinto o perché i lupi se ne sono andati, però non ho più avuto predazioni», ha detto all’assessore Pan che è stato a visitare la sua azienda.


Vittorio Zambaldo

La replica degli allevatori «Soluzione tampone»

da L’Arena 20.10.2016

Non tutti gli allevatori sono rimasti convinti dell’esposizione che l’assessore Pan e il biologo Semenzato hanno fatto dell’utilità dei recinti elettrici per la prevenzione dei danni da predazioni di lupi sugli animali domestici: «Resisteranno qualche tempo, ma prima o poi i lupi troveranno il modo di entrare, e se non lo faranno saranno gli animali all’interno a sfondare il recinto e uscire terrorizzati dalla presenza dei lupi attorno», hanno osservato.
Lucio Campedelli, sindaco di Erbezzo, unico rappresentante degli amministratori che ha lamentato il ritardo con cui sono stati convocati («Solo il giorno prima dell’incontro»), si è detto perplesso: «Mi sembra più un sistema per affamare il lupo che si sposterà altrove e ci auguriamo che arrivi anche alle periferie delle città a rovistare nei cassonetti. Non sarebbe più semplice e meno costoso intervenire sulla popolazione di lupi, riducendone il numero? Chiediamo un incontro anche per avviare un procedimento normativo in questo senso», è stata la sua proposta, accolta dall’assessore Pan che si è detto disposto a tutto, anche a cambiare la legge nazionale in materia di tutela dei lupi, «ma sappiamo che sarà una strada lunga. Nel frattempo diamo soluzioni tecniche e chi le vuole accogliere sa che sono gratuite. Indennizzi ce ne saranno ancora, ma non è detto che ci siano per chi non si attiva con un minimo di prevenzione». Per Daniele Massella, vicepresindete dell’associazione tutela della Lessinia «questo attivismo attorno ai recinti lo si è già visto in Piemonte ed è stato fallimentare, portando all’abbandono dei pascoli. L’unica speranza nostra è che il progetto Life WolfAlps chiuda alla sua scadenza naturale nel 2018 senza più sprecare soldi inutilmente». «Il lupo è un cancro che avanza, questi recinti sono solo dei tamponamenti», ha osservato un altro allevatore. «Non ci sono altre soluzioni: se le avete datemele», ha risposto Pan, «ma quella dell’abbattimento per ora non è praticabile. Forse ci si arriverà, ma intanto questa è una soluzione che si può adottare e che ha dimostrato di funzionare». V.Z.

Convivenza possibile tra lupi e bestiame in Lessinia: "I primi esiti sono positivi"

da L’Arena 19.10.2016 

Nella sede del Parco della Lessinia si è tenuto un incontro per discutere dei risultati iniziali del progetto Life Wolfalps: "La strategia dissuasoria mette in sicurezza i pascoli protetti".

Una convivenza difficile ma possibile, quella tra lupi, bestiame e allevatori. Anche in una zona di pascoli e di malghe come l’altopiano veronese della Lessinia, popolata da circa 7000 capi di bestiame, tra bovini e ovini. Questo il messaggio lanciato dall’assessore all’agricoltura Giuseppe Pan, dal commissario del parco regionale della Lessinia Stefano Sisto, dal biologo Renato Semenzato incaricato dalla Regione di gestire la presenza del branco predatore sulle montagne veronesi, nel corso del secondo confronto con allevatori e amministratori della Lessinia. L’incontro si è svolto mercoledì, nella sede dell’ente parco, a Bosco Chiesanuova, per discutere i primi risultati del progetto Life Wolfalps. “I primi esiti sono positivi, la strategia dissuasoria mette in sicurezza i pascoli protetti”, ha affermato Pan, incrociando date e localizzazioni degli ultimi due anni di assalti e predazioni condotte dal branco che da quattro anni ha preso dimora nell’altopiano veronese. Quest’anno i lupi hanno attaccato 57 volte le greggi e gli armenti delle malghe della montagna veronese, uccidendo 64 capi, tra bovini e pecore. L’attività predatoria appare in aumento: lo scorso anno il branco aveva attaccato 43 volte, causando la morte di 45 capi e il ferimento di 3. “Ma, dallo scorso agosto, là dove sono stati collocati i recinti elettrificati non si sono più verificati attacchi al bestiame, compresi quegli allevamenti che in passato erano stati oggetti di assalti plurimi”, hanno fatto notare assessore e biologo replicando alle perplessità di allevatori vittime degli assalti del lupo e del sindaco di Erbezzo, Lucio Campedelli.

Obiettivo del progetto europeo Life Wolfalps – ha ricordato l’assessore - è preservare la presenza del lupo nell’arco alpino limitandone i danni e difendendo l’equilibrio dell’ecosistema, con opportune strategie di prevenzione e difesa. Il progetto rappresenta una opportunità di intervento a breve e medio termine che la Regione offre gratuitamente agli allevatori per mettere in sicurezza la prosecuzione della loro attività – ha chiarito Pan - I primi risultati sono confortanti e ci incoraggiano a proseguire, disponibili a continuare il confronto e a ricercare nuove strategie di contenimento.

La Lessinia è una delle 7 aree dell’arco alpino destinatarie del programma europeo Life Wolfalps. Pensato e approvato nel 2013 e messo in opera da quest’anno, il progetto per la Lessinia prevede la posa di dissuasori acustici e di recinzioni elettrificate, alimentate ad energia solare, per proteggere mandrie e greggi e scoraggiare gli attacchi predatori del branco. Da agosto ad oggi sono stati realizzati dieci recinti, per circa 30 chilometri lineari di filo elettrificato, con la posa di 3500 paletti in fibra di vetro e 105 pali di legno: con 450 ore di lavoro e 34 mila euro di spesa sono stati messi in protezione circa 25 ettari di pascolo. Altri 5 recinzioni sono in fase di realizzazione. Il budget complessivo del progetto, che proseguirà fino al 2018, è di 560 mila euro, di cui 430 mila finanziati dall’Unione europea e 130 mila di cofinanziamento regionale. “Un investimento sostenibile, di minimo impatto ambientale e visivo, e inferiore a quanto la Regione spende per indennizzare gli allevatori dei capi predati”, ha sottolineato l’assessore.

Nel 2016 la Regione Veneto ha già stanziato oltre 38 mila euro di indennizzi per ristorare gli allevatori delle perdite di bestiame subite a causa degli attacchi del lupo. “Con la delibera di prossima approvazione la Regione provvederà a saldare gli indennizzi per tutti i danni sinora subiti dagli allevatori – ha promesso Pan – e l’impegno è di rendere sempre più veloci le procedure di liquidazione. Ma la nostra strategia va oltre il mero rimborso: vogliamo prevenire e contenere gli attacchi del lupo e dirottarlo verso altre prede".

Le prossime tappe del progetto Wolfalps in Lessinia sono il raddoppio del numero di recinzioni elettrificate e l’introduzione di cani da guardianìa, il controllo delle azioni di bracconaggio, oltre alla prosecuzione delle attività di formazione degli allevatori e di sensibilizzazione della popolazione, per superare paure e ataviche diffidenze. Oltre al coinvolgimento di stagisti dell’Università di Padova, tecnici e forestali puntano al sostegno di allevatori e volontari.

"La presenza del lupo, se ricondotto al suo habitat boschivo, può diventare una componente dell’ecosistema della Lessinia, funzionale all’equilibrio della fauna selvatica – ha concluso l’assessore Pan – Questo intervento fa della Lessinia un caso- pilota per una corretta gestione faunistica, dal quale si potranno ricavare esperienze per gestire anche altre emergenze, in altre aree della Regione, come la comparsa del lupo anche sull’altopiano di Asiago o il dilagare degli ungulati in collina e in pianura".

martedì 18 ottobre 2016

Da regione veneto progetto per convivenza tra allevatori e lupi

L’altopiano della Lessinia e uno degli habitat di recente ricomparsa del lupo in Italia: il branco, composto da una coppia al suo quarto ciclo riproduttivo e da una dozzina di esemplari, sta riproponendo la tematica della difficile convivenza tra il predatore e l’attivita di allevamento che caratterizza l’ecosistema dell’altopiano veronese. Strategie e risultati della gestione della presenza del lupo e le nuove iniziative per la messa in sicurezza del bestiame vengono presentati agli operatori dell’informazione **mercoledi 19 ottobre** a Bosco Chiesanuova (Verona), nella sede del Parco regionale/Comunità montana della Lessinia.
Intervengono: Giuseppe Pan, assessore regionale all’Agricoltura, Stefano Sisto, commissario del Parco regionale, Renato Semenzato, biologo del comitato scientifico di Legambiente, Angelo Mancone, Legambiente Verona, Associazione Tutela della Lessinia (allevatori e proprietari di malghe). Sono stati invitati i 15 sindaci del territorio del Parco regionale.
Le attivita, che rientrano nel progetto europeo Life Wolfalps e nel Piano d’azione nazionale di conservazione del lupo, prevedono strategie integrate di controllo per proteggere la sopravvivenza del lupo, contenerne l’attivita predatoria e mettere in sicurezza la presenza dei bovini al pascolo in un territorio vasto oltre 200 km quadrati, che conta un centinaio di malghe e circa 7 mila capi di bestiame.

lunedì 10 ottobre 2016

Allevatori e sindaci, il fronte anti lupi

... continua la propaganda del terrore e delle ripercussioni sul turismo al fine di scagliarsi sul povero lupo.

da L’Arena 09.10.2016 

Con l'appoggio dei primi cittadini della Lessinia e di Valdegamberi si chiederà una deroga alla direttiva europea sui predatori.

Vittorio Zambaldo, dall'Arena. L'appoggio di tutti i sindaci della Lessinia c'è, quello del consigliere regionale Stefano Valdegamberi anche, ma agli allevatori nella lotta contro il lupo mancano all'appello Parco, Regione, Governo e Unione Europea. Per questo le conclusioni dei vari interventi che ci sono stati nell'affollato teatro di San Bortolo delle Montagne erano di delusione e quasi rassegnazione, anche se da tutti è arrivata l'esortazione a non cedere e tentare tutte le strade possibili per avere una risposta soddisfacente.
Le predazioni in questa parte di provincia, che fino a quest'estate non c'erano mai state, hanno messo in crisi gli allevatori che al di là dei rimborsi non hanno trovato finora risposte adeguate per superare il problema. La strada che pare più percorribile sembra finora quella di insistere sulla possibilità di deroga alla direttiva comunitaria Habitat: «II lupo è protetto più di una persona e se la norma era accettabile quando la specie era in estinzione oggi non ha più senso», ha attaccato Valdegamberi, che ha denunciato la difficoltà a far accettare quest'idea agli stessi funzionari regionali. «Per elaborare un progetto di applicazione della deroga prevista dalla direttiva Habitat mi sono dovuto rivolgere a un consulente esterno: l'elaborato è già in bozza e tra una ventina di giorni potremmo discuterlo per affidarlo poi alla Regione che lo presenti al Governo. Ho seri dubbi che possa essere accettato perché c'è una diffusa cultura ambientalista in tutti i settori. Noi purtroppo rappresentiamo una minoranza».
Di qui la seconda proposta del consigliere regionale per una sottoscrizione popolare da firmare negli uffici anagrafe dei Comuni della Lessinia dove la gente dica che vuole essere padrona a casa propria «e sulla scorta di quanto sancito dalla Costituzione si ribadisca il valore della proprietà privata e la volontà di non cederla all'invasione di un predatore che vorrebbe essere padrone dei nostri beni».
Idea sostenuta anche dal sindaco Aldo Gugole che invita lo Stato a confinare i lupi nelle proprie proprietà demaniali, invece che pagare Forestali e veterinari a seguirli, abbandonando i servizi a cui prima erano impegnati.
«QUELLA della deroga è una strada percorribile», ha aggiunto Daniele Massella, vicepresidente dell'Associazione Tutela della Lessinia, «anche se finora in Italia non ne sono mai state concesse a differenza di altri paesi europei e della Svizzera. Avrebbe un alto valore simbolico perché l'abbattimento di qualche lupo sarebbe lo sfondamento di un muro ideologico in cui il predatore è raffigurato come un totem intoccabile senza il quale non dovrebbe funzionare il mondo della biodiversità. Altro passaggio importante è convincere la Regione a non rinnovare il progetto Life WolfAlps che sarà in scadenza nel 2017»
Tutti i sindaci presenti Aldo Gugole e la sua vice Elisabetta Peloso per Selva di Progno, Emanuele Anselmi per Badia Calavena, Claudio Melotti per Bosco Chiesanuova, Alessandra Ravelli per Rovere e Mario Varalta per Velo hanno confermato l'appoggio agli allevatori raccontando anche come tutti i passaggi istituzionali fatti con Regione e Prefettura e con il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti siano stati finora passaggi a vuoto, tant'è che il tavolo tecnico è stato abbandonato perché «fallimentare» per le posizioni troppo distanti tra le parti.
«DOBBIAMO RIPRENDERCI almeno il Parco, che si sta muovendo su una linea politica non condivisa quantomeno dai sindaci», ha ribadito Melotti, «delle cui indicazioni non tiene conto e tanto meno di quelle della popolazione». I sindaci hanno rilevato che le ricadute sono negative non solo sull'allevamento per le predazioni, ma di conseguenza anche sull'ambiente con numerose malghe non più utilizzate e sul turismo, con diversi escursionisti che hanno abbandonato la frequentazione dell'altopiano «perché i lupi fanno paura. Non sono marmotte o caprioli». «Sono pessimista e sono convinto che finché ci saranno i soldi dei progetti di tutela dei lupi, dovremmo tenerci i predatori. Una volta fuori da Life WolfAlps il problema si risolverebbe da solo», ha previsto Varalta. Tutti hanno espresso la convinzione che «finché non capiterà la tragedia con un'aggressione a una persona, non succederà nulla». Dai numerosi allevatori presenti in sala sono arrivate diverse proposte operative immediate, che a parte quella illegale di imbracciare le doppiette e risolvere il problema in pochi giorni, riguardano l'espressione del voto con scheda bianca al prossimo referendum costituzionale, alle dimissioni in massa dei primi cittadini o al limite alla consegna simbolica collettiva di fascia tricolore e chiavi del municipio in Prefettura, accompagnate dalla raccolta firme sul documento proposto da Valdegamberi.

giovedì 6 ottobre 2016

Tempo di Lupi – Una mostra di BergamoScienza 2016

TEMPO di LUPI è il titolo della mostra itinerante che, tra le tante, ci viene presentata quest’anno BergamoScienza.


Con un titolo che, come piace tanto a me, gioca sulle parole: tempo DA lupi, tempo DI lupi.
E con un sottotitolo che già ci fa capire cosa ci si può aspettate in questo itinerario didattico: la storia di un ritorno.


Prima di parlare della mostra non possiamo spendere due parole sul COMPLESSO dove è stata allestita: la ex Chiesa di S. Maria Maddalena in via S. Alessandro, una perla incastonata in uno dei quartieri più storici di Bergamo.


Un complesso composto da vari edifici il più vecchio dei quali, la ex Chiesa trecentesca. Contraddistinta da un portale di pietra le cui mensole agli estremi dell’architrave hanno angeli come sostegno e nella lunetta spicca la figura della Maddalena. Divisa in quattro campate da tre archi acuti.
La parte absidale e l’arco di trionfo sono ricoperti di affreschi riferibili ad un anonimo pittore della fine del XIV secolo.
Particolarmente significativo, un dipinto sulla parete destra del presbiterio ci presenta i padroni di casa. L’uno di fronte all’altro due gruppi di disciplini vestiti della capa con il cappuccio calato sul volto sono inginocchiati a mani giunte. Li precedono due confratelli che tengono alta tra le mani una croce astile con il Cristo crocefisso. Al centro, posti frontalmente, due confratelli hanno il volto scoperto. Le aureole, una delle quali raggiata, mostrano il segno della loro santità.
Il tetto è a due falde con una orditura completamente in legno. Appena entrati, sulla sinistra le vestigia di un pavimento di cotto antico. Passando da via Borfuro si può intravvedere l’antico campanile, con ghiera ad arco e finestre in cotto.
Nel resto del complesso trova spazio un ampio chiostro e l’antico ospedale adibito nel passato a sostegno dei più bisognosi.

MA ORA PASSIAMO ALLA MOSTRA.

Aperta durante tutto il periodo di BergamoScienza (dal 1 al 16 ottobre 2016) può essere visitata liberamente oppure con una guida. Da scuole e da privati. Gratuitamente.
La visita guidata e le visite delle scuole vanno preferibilmente prenotate registrandosi attraverso il portale www.bergamoscienza.it . Oppure, nel caso di pochi visitatori presenti, chiedendo direttamente alle guide. Che cortesemente chiedendo, cortesemente non vi diranno di NO.
La mostra parte da lontano, molto lontano: dalla preistoria. Quando lupo e uomo erano DUE CACCIATORI PER UNA STESSA PREDA.


Mostrando e spiegando il rispetto riservato a questo animale da parte dell’uomo, tanto che, nel tempo, la sua progenie addomesticata, ne è diventata IL MIGLIORE AMICO.
In tempi antichi la mitologica figura della Lupa Capitolina suggella il patto con questo animale diviene il simbolo di un Impero e tutt’ora l’icona della capitale Italiana.
Ma non solo i romani avevano un culto speciale per i lupi. Le monete galliche e i tamburi sciamanici sono ulteriori segni di rispetto verso questo cacciatore.
E che dire poi della cultura dei Pellerossa d’America e dei popoli nomadi eurasiatici, dove solo chi comanda può indossare la pelliccia di un lupo.
Lo spirito del cacciatore si è poi trasformato nella necessità di allevare il bestiame. Ed ecco che il LUPO, da compagno di caccia, diviene l’assassino che distrugge greggi e mandrie. Un animale pericoloso. Un animale cattivo. Sempre più considerato ostile.
La mostra si sviluppa ulteriormente sugli aspetti antropologici più significativi del passato: dalle LEGGENDE sui lupi mannari, alla visione medioevale del Lupo come emblema del demonio, alle campagne di abbattimento “in nome di Dio e del RE”.


Quale è l’animale cattivo che mangia Cappuccetto Rosso e la Nonna? Quale è l’animale cattivo che vuole divorare i tre porcellini? Quale è la bestia feroce alla quale San Francesco dice di smettere di fare il cattivo? Sempre lui! IL LUPO
Fortunatamente ci sono anche situazioni positive, come nel film “Balla coi lupi” e il supereroe “Wolverine”.
Con le campagne di abbattimento, in Italia si è sfiorata l’estinzione. Nel 1970 la popolazione censita sul territorio nazionale era inferiore ai 150 esemplari.
Nel 1971 un decreto ministeriale toglie il lupo dall’elenco degli animali nocivi e ne vieta la caccia. Nel 1976 un altro decreto  vieta l’utilizzo dei bocconi avvelenati.
Il suo RIPOPOLAMENTO, partito dall’Appennino, si sta espandendo sempre più anche sulle Alpi.


Ma questa politica di ripopolamento deve per forza essere accompagnata da una energica attività di tutela di pastori e mandriani, che periodicamente subiscono perdite naturali da parte dei branchi.
I  finanziamenti “passivi” (rimborso dei capi persi) hanno lasciato campo anche a “finanziamenti attivi”. Specifiche sovvenzioni per l’acquisto di recinzioni elettrificate, per l’acquisto di Flandry (recinzioni mobili composte da bandierine rosse dissuasive). Oppure di dissuassori sonori e luminosi, efficaci non solo contro i lupi.
Per completarsi anche in specifiche attività per l’addestramento di cani pastori, al pagamento delle specifiche visite veterinarie e tanto altro.
La visita guidata dura mediamente 50 minuti.
E tra le altre cose insegna mostra come distinguere un lupo da un cane. Mettendo in evidenza soprattutto la facilità con la quale spesso e volentieri si confonde un cane-lupo cecoslovacco, razza domestica, con il  “CANIS LUPUS“.

La mostra si completa giovedì 7 ottobre 2016 con una conferenza dal titolo “IN VIAGGIO CON I LUPI” presentata da Giuseppe Festa, naturalista e scrittore.

“TEMPO da LUPI” e “Life Wolfalps” sono presenti con un fantastico video anche su YouTube.


Quando vi presentate dite che siete dei LUPI DI BREMBILLA! Potrebbe essere che vi riservano una accoglienza speciale!

Monumento ai Lupi del Pizzo Cerro – Brembilla



mercoledì 5 ottobre 2016

Lupi d’autunno 2016

Anche quest’anno il Comune di Ala (TN) organizza l’escursione “Lupi d’autunno” una camminata sulle tracce dei lupi nella meravigliosa cornice dei Monti Lessini.

L’appuntamento è per SABATO 15 OTTOBRE ore 14.30 presso l’Albergo Monti Lessini alla Sega di Ala (TN). Escursione di circa 3 ore (incluse soste informative) salendo dalla Sega di Ala verso la Strada dei Ladri, Passo Fittanze e Bocca Martin. Rientro per le ore 17.30 circa alla Sega e MERENDA.

IN CASO DI MALTEMPO L’ESCURSIONE SALTA.
In caso di tempo incerto verrà fatta un’attività di presentazione del lupo in Lessinia con l’ausilio di immagini e, a seguire, tempo permettendo, verrà effettuata parte dell’escursione in programma.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE (a copertura delle spese): Euro 5,00 – gratuita per bambini fino a 10 anni accompagnati da un adulto.

INFO E PRENOTAZIONI ENTRO VENERDI’ 14 ottobre presso
l’Ufficio Cultura del Comune di Ala – Tel. 0464-674068

«I lupi? Anche gli allevatori meritano la Bandiera Verde»

da L’Arena 02.10.2016

La Bandiera verde della Carovana delle Alpi, assegnata da Legambiente a esempi virtuosi di difesa e promozione del territorio alpino, andata quest’anno, unica in Veneto, al Corpo Forestale dello Stato, alla Polizia provinciale e al Parco naturale regionale della Lessinia per il lavoro di monitoraggio e informazione sui lupi della Lessinia, «la meritano anche e soprattutto gli allevatori», commentano i responsabili dell’associazione Tutela della Lessinia che raccoglie proprietari terrieri, malghesi e allevatori uniti dalla convinzione che non sia possibile sull’altipiano nessuna convivenza fra predatori e animali domestici.
«Nel complimentarci con il Corpo Forestale dello Stato, la Polizia provinciale e il Parco per il ricevimento della “Bandiera verde”, ci teniamo a far presente a Legambiente che esistono anche gli allevatori, altrettanto meritevoli del riconoscimento, dato che oltre a svolgere il loro compito di cura e conservazione del territorio, in un contesto di forte crisi del mercato lattiero-caseario, si stanno facendo carico della presenza del predatore sopportando oneri di ogni tipo e di entità ben superiore agli indennizzi che ricevono», scrivono i rappresentanti degli allevatori e proprietari terrieri.
Ricordano altresì che gli oneri a carico non sono solo strettamente economici (diretti e indiretti) e affettivi, «ma anche legati alla sopportazione di tutte quelle figure che non perdono mai l’occasione per incolpare gli allevatori per la mancata applicazione dei sistemi di prevenzione, dimenticando di spiegare che qualora fossero davvero applicabili, sarebbero anche antieconomici. Ci sono personaggi che insistono nel convincere a “facciamo come” la “consueta convivenza” sugli Appennini, dimenticando di spiegare che la situazione tra uomo e lupo è sempre stata di forte conflittualità anche là, come in ogni altro luogo e altri personaggi che cercano di mascherare con inutili sproloqui la mancata stesura di una pubblicazione di tipo scientifico sul monitoraggio dei lupi in Lessinia con l’annessa figuraccia di quest’ anno». Il riferimento è alla comunicazione dei nuovi nati: una foto dei cuccioli su un profilo Facebook privato di un fotoamatore trentino, «figuraccia rimediata non tanto da chi opera sul territorio ma soprattutto dal solito progetto Life WolfAlps, che ha dovuto correggere da uno a sei il numero dei nuovi cuccioli di lupo nati nel 2016».
Gli iscritti all’Associazione Tutela della Lessinia candidano gli allevatori della Lessinia per la prossima Bandiera verde e chiedono, «a chi l’ha ricevuta quest’anno, di colmare le carenze del progetto, arrivando alla stesura di un documento scientifico ufficiale sul monitoraggio dei lupi in Lessinia, affinché il loro lavoro non sia stato fine a se stesso, ma utile a formare una base scientifica per arrivare a un equilibrio tra la tutela del lupo e la tutela di chi abita e lavora in montagna, attraverso una revisione normativa che da tempo chiediamo». V.Z.