giovedì 22 settembre 2016

Si premiava chi portava una testa di lupo

da L’Arena 20.09.2016

«L’han capito già nell’ 800. Si premiava chi portava una testa di lupo.»

Ignazio Scapin


Ha fama di essere il Re Mida delle situazioni difficili e a lui, l’ottuagenario Ignazio Scapin di Bonavigo, si sono rivolti in questo periodo gli allevatori della Lessinia nella speranza di risolvere il nodo «lupi».

Scapin è imprenditore agricolo e commerciante cofondatore di Azove (Consorzio cooperativo che si occupa di commercio, assistenza alimentare, veterinaria e finanziaria agli allevatori di carne bovina) e membro di Unicarve, l’associazione degli allevatori di bovini da carne del Triveneto. Ha saputo dare un’imrponta imprenditoriale alle due realtà.

«Sono sempre andato ad aiutare chi era nel bisogno», dice di sé, ricordando i precedenti in parrocchia come catechista, giocatore di calcio, ping pong e soprattutto di dama. «A dama poi», rivela, «non ho mai perso una partita perché ho sempre studiato l’avversario e ho saputo cambiar gioco a seconda di chi avevo di fronte».
Quella con il lupo è una partita difficile e Scapin assicura di averla studiata a fondo e di avere la soluzione: «Ogni bestia in meno in azienda è un calo di stipendio per la famiglia, ma noi siamo bravi a pretendere lo stipendio a fine mese e non pensiamo alle fonti di ricchezza che distruggiamo. Ci vuol poco a capire che la produzione di bestiame e la disponibilità di carne sono aumentate nel momento in cui, dall’inizio dell’Ottocento, gli amministratori hanno cominciato a premiare chi portava una testa di lupo abbattuto. Così bisognerebbe fare anche oggi».
Inoltre secondo Scapin non si deve cedere alle emozioni, «perché sull’onda emotiva si fanno solo delle gran baruffe e lo Stato non può farsi sostituire dalle emozioni».
«Questo pasticcio del lupo è successo», sottolinea, «perché alla politica è mancato il pugno di ferro».
E denuncia: «I contributi europei e regionali destinati a risarcire gli allevatori in realtà sono ricavati da quelle stesse tasse che danneggiano imprese e famiglie. Quelle stesse realtà che a loro volta sono danneggiate dalle predazioni e di conseguenza risarcite con i loro stessi soldi pagati in tasse: così si difendono i lupi, non l’uomo».
«È una cultura comunista che va contro le aziende e i lavoratori autonomi», conclude Ignazio Scapin, da uomo che non si definisce di destra, ma piuttosto cristiano- sociale.V.Z.»


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