da L’Arena 13.09.2016
Non sono piaciute le dichiarazioni dell’assessore all’Agricoltura e Caccia Giuseppe Pan sui lupi, all’Associazione tutela della Lessinia, che da anni si batte per la difesa di allevatori e proprietari terrieri dal predatore. «Pur condividendo che a esporre carcasse predate in piazza non si dovrebbe arrivare, occorre prendere atto che dalla Regione sono arrivate risposte pratiche solo per gli indennizzi, che come abbiamo detto più volte, rappresentano solo un palliativo al problema», scrivono i rappresentanti dell’associazione.
Denunciano: «I danni si stanno scaricando, sotto forma di costi non sopportabili in un periodo di crisi come questo, sugli allevatori e sui proprietari terrieri, che vedono intaccati i propri diritti costituzionali, per cui risulta inevitabile che si arrivi a gesti esasperati».
«Abbiamo partecipato in maniera costruttiva ai tavoli tecnici istituiti dall’assessore, dimostrando come i sistemi di prevenzione disponibili non siano economicamente sostenibili, quando sono tecnicamente applicabili, e che il progetto Life WolfAlps è inadeguato, sotto il profilo tecnico e finanziario, ad affrontare un problema di queste dimensioni. Perciò la task force, che l’assessore cita, potrà fare poco o nulla se non limitarsi a proporre soluzioni a caso, tanto per compiacere l’ente finanziatore europeo». Dopo le critiche, le proposte. Tre quelle che l’Associazione rivolge all’assessore Pan: «Non si ricopra di ridicolo proclamando come un successo l’attività di prevenzione fatta in qualche malga, dato che, per il momento, tutta l’area circostante agli alpeggi in cui sono stati installati i sistemi di dissuasione è esente da attacchi. Attacchi che si sono spostati di 8-10 km in linea d’aria rispetto alla zona più sottoposta agli sbranamenti, concentrandosi nella zona di Campofontana». Secondo allevatori e proprietari terrieri «lo spostamento dei lupi non è di certo dovuto all’installazione di qualche dissuasore acustico o recinzione elettrificata».
La seconda proposta è di proseguire con la revisione normativa: «Serve ritrovare l’ equilibrio tra la tutela del predatore, che non può più essere assoluta, e la tutela delle attività economiche di montagna, in una valutazione economica che tenga conto delle possibilità, oggi molto scarse rispetto alle necessità, di finanziamento dei danni e delle attività di prevenzione».
Terza proposta: «Si metta mano subito alle nuove misure del Piano di sviluppo rurale, nello specifico le misure relative all’agroambiente, caratterizzate da vincoli senza senso, e relative ai bandi forestali, che impongono una scorretta distribuzione dei finanziamenti all’interno della Regione». Quindi la mano tesa: «A disposizione di chiunque dimostri la buona volontà di risolvere i problemi del nostro territorio».
di Vittorio Zambaldo
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